adolescenza-amoreNon hanno ancora la patente, ma sono già in pole position nel gran premio dell’orrore. Cuccioli non indifesi, ma, al contrario, dai quali è impossibile difendersi.  Hanno ancora i denti da latte, troppo deboli per masticare il pane duro della vita, ma la vita (quella degli altri) già l’azzannano come belve feroci, la squartano con il piacere sadico della tortura via web, l’accoltellano e poi la bruciano, progettano di farla saltare in aria. Non hanno ancora la patente, ma sono già in pole position nel gran premio dell’orrore. Cuccioli non indifesi, ma, al contrario, dai quali è impossibile difendersi, se nessuno si prende la briga di tenerli al guinzaglio dell’educazione o quantomeno del buonsenso. Sono i nuovi mostri che una società malata e distratta alimenta con il sangue vivo di un malinteso protagonismo, di un’affermazione quale che sia, nel bene o nel male, non fa differenza.

Sono progetti di uomini morti in culla, feti di future persone rispettabili e rispettose abortiti dall’impeto assurdo della violenza omicida. Uno a 16 anni massacra la fidanzatina e le dà fuoco. Gli altri, tutti fra i 15 e i 17, tormentano a tal punto una coetanea, nascondendosi dietro una siepe nella foresta oscura della Rete, da convincerla che il suicidio sia l’unica via di scampo da un incubo assassino. Un altro, a 17 anni, tiene nella sua cameretta, fra il poster di una pop star e i libri di testo, delle bombe al napalm, perché il suo sogno non è passare gli esami, divertirsi con gli amici, portar fuori una compagna di classe a mangiare un hamburger con patatine in santa pace e poi, se lei è d’accordo, fare dell’altro. No, lui vuole radere al suolo il suo liceo. E le due ragazzine friulane che, «come in un videogioco», si accaniscono su un pensionato, Mirco Sacher, colpevole di essere troppo gentile e un po’ troppo accondiscendente nei confronti dei loro capricci… E il diciassettenne che, ad Aversa, durante una rissa accoppa un bambinetto di 14, Emanuele Di Caterino…

Questi delitti, insieme alle vittime materiali fanno un’altra vittima: l’età dell’innocenza. Buttano una pietra tombale sulle illusioni degli adulti irresponsabili che trattano questi nuovi mostri come un frutto acerbo libero di fare ciò che gli pare. «Sono ragazzi, cresceranno…». No, così non si cresce. Così i denti da latte non cadranno mai per lasciare il posto alla consapevolezza e alla responsabilità. Il mondo non può, non deve diventare un riformatorio dove correggere gli errori, raddrizzare le pianticelle storte. Ai giovani virgulti serve acqua pulita, e serve il concime delle sconfitte e degli ostacoli da superare nel rispetto degli altri. Far finta che non siano poco più che neonati incapaci di reggersi in piedi significa ucciderli prima che loro uccidano.