ANNALENA | Pam – mi dispiace di essermi incazzato. Ma do soldi a tua madre, compro da bere, compro sigarette e droga, e tu mi tratti come un cane. Voglio dire, che cazzo, mettiti nei miei panni ogni tanto. Anche se forse è un po’ poco realistico.
Ps. – mi ha telefonato tua madre. Immagino che ormai ti abbia trovata. Stammi bene. Mi piaci ancora un sacco.
Da Charles Bukowski a Pamela Brandes
Era il 1976, fu una relazione litigiosa e intensa che finì un giorno d’estate con questo biglietto, l’ultimo: mille merdose grazie per niente, stronza. Lui giocava ai cavalli, le offriva Southern Comfort per il mal di gola, non era il genere di compagno che va a fare la spesa, carica la lavastoviglie e divide i compiti a metà: non era anche un sacco di altre cose, ma di certo non era l’emblema maschile del matrimonio paritario, quello che, secondo il New York Times, ha trasformato le relazioni in qualcosa di più equo, saggio e meno litigioso, forse anche meno infelice, ma infinitamente meno sexy. Lui e lei vanno d’accordo, si dividono i lavori domestici, a volte cucinano insieme, lui va a prendere i bambini a judo, lei parte per un viaggio di lavoro, lui ha imparato a usare l’aspirapolvere e prova una certa soddisfazione nel guardare tutte le briciole e i peli di gatto che vengono risucchiati nel sacchetto. Una volta, mentre lavava una pentola e il rubinetto schizzava acqua in giro, si è messo un grembiule per proteggersi la camicia, ed era un grembiulino all’uncinetto. Ci hanno scherzato un po’ su (non ti sta per niente male sai), poi hanno messo a letto i bambini. Lei ha preparato una tisana e lui ne ha voluto una tazza (il Southern Confort è una specie di veleno per il fegato, ma la tisana promette di assassinare qualunque slancio di passione). E’ questo il modellocorrettissimo di matrimonio fra uguali, e secondo il Nyt le donne sono più felici, ora che hanno finalmente perduto il monopolio della lavatrice, ora che lui chiede: che cosa vuoi per cena? se sa che lei farà tardi alla riunione. Non era questo il paradiso dell’eguaglianza? Una tavola apparecchiata, una tisana per due, il sollievo di sentirsi sostenute. Nel frattempo è successo anche qualcos’altro, dicono gli psicoterapeuti: le donne guardano questi uomini chini sulla lavastoviglie, attenti alla divisione dei colori nel bucato, e in grado di accorgersi con anticipo che la cartigienica sta per finire (accorgersi della cartigienica significa che il matrimonio non è più paritario ma pericolosamente sbilanciato verso un marito-colf), lo guardano mentre si china a raccogliere i giocattoli da terra, invece di scavalcarli o prenderli a calci, e non provano nessun brivido. Gli chiedono invece: vuoi una tisana?, e rivolgono le proprie fantasie altrove (nel mondo-cliché dove l’uomo ha la faccia sporca di grasso del motore, forse, o nel mondo superato in cui i compiti maschili si riducono a: portare fuori la spazzatura, o anche scavalcarla, parcheggiare l’automobile, in casi di eroismo appendere i quadri e cucinare schizzando di sugo tutte le pareti delle casa). Tutta questa buona educazione crea appagamento, giustizia e mancanza di desiderio, forse perché il sesso non è una cosa perbene, democratica e beneducata, forse anche perché, dicono i grandi esperti che si nutrono delle nostre nevrosi, un uomo non riuscirà ad accettare che la moglie sia più in carriera di lui. Hanno quindi calcolato la perfetta percentuale di divisioni dei compiti affinché un matrimonio funzioni da ogni punto di vista: lui deve fare il quaranta per cento delle incombenze domestiche, lei deve guadagnare il quaranta per cento del reddito totale della famiglia. Soprattutto, lui non deve mettere il grembiule. Certi che la percentuale che garantisce la felicità coniugale non esista, potete anche bere tisane, se le trovate sexy.