Cristina Marra – Federico Lo Schiavo è un giovane talento eoliano, dalla sua Lipari, dove si dedica anche all’attività di presentatore di serate musicali, artistiche e culturali, trae concentrazione e stimoli preziosi per la scrittura e a soli vent’anni torna in libreria col secondo volume del romanzo breve “Sono rimasta sola con la mia immaginazione” edito da Albatros. Il libro è il sequel della storia dell’adolescente Tara che dopo le difficoltà e i dolori affrontati con forza e determinazione nel primo volume, torna da adulta, sposata, ma con i timori e le paure provocati dalla sovraesposizione mediatica della sua vicenda intrisa di mistero finita in tv. Lo Schiavo entra nella psicologia della sua protagonista e guida il lettore in una fuga che diventa per Tara scoperta della verità, accettazione di se stessa e volontà di guardare al futuro. Con i ritmi del giallo e la leggerezza di uno stile fresco il libro regalerà un finale a sorpresa e una ragione in più per riflettere sulla importanza della vita.
Da Lipari alle librerie di tutta Italia con due libri dedicati alla tua protagonista Tara. Quanto la tua isola ti ha stimolato a scrivere?
Devo ammettere che iniziare a scrivere da un’isola rende più complesso farsi conoscere a livello nazionale, poiché si è inevitabilmente distanti dai principali centri culturali e dalle opportunità di promozione. Questa premessa è importante. Tuttavia, la mia Isoletta dove sono cresciuto, Lipari, durante il processo di scrittura si è rivelata estremamente positiva. L’ambiente isolano mi ha permesso di trovare una comfort zone ideale e il giusto relax mentale, elementi essenziali per la concentrazione e la creatività.
Il secondo volume di Sono rimasta sola con la mia immaginazione propone una Tara adulta che fronteggia nuove difficoltà stavolta dovute alla volontà di rendere nota, affidandola ai media, la sua vicenda. Quanto è cambiata Tara in questo nuovo libro?
Nel secondo volume di “Sono rimasta sola con la mia immaginazione”, Tara si presenta come una figura profondamente maturata, forgiata da esperienze che l’hanno costretta a crescere più rapidamente rispetto ai suoi coetanei. L’importanza dei social media e della televisione si rivela cruciale nello sviluppo della narrazione, poiché questi mezzi espongono Tara a nuove difficoltà e la mettono nuovamente alle strette. Un elemento fondamentale da sottolineare è il ruolo della sua introspezione psicologica, che mi ha fornito la base per arricchire la storia con ulteriori elementi creativi.
Misteri e nuove verità, il romanzo è un giallo? Ritroveremo il personaggio del detective Andrea Savior?
Anche in questo secondo volume, il romanzo mantiene la sua impronta gialla con sfumature noir, ma l’indagine si discosta dall’operato delle autorità competenti per concentrarsi su un nuovo personaggio: Andrea Savior. In veste di investigatore privato, Savior assume il ruolo di guida per Sara, conducendola verso la risoluzione del mistero e la scoperta del colpevole. Ritengo che, ancora una volta, la forza trainante della narrazione risieda nell’intreccio di mistero e nelle tematiche affrontate.
I personaggi che fanno da contorno alla storia di Tara sono i suoi familiari. Quanto il legame familiare aiuta la protagonista nelle sue scelte?
Devo ammettere che Sara è una persona dallo spirito indipendente, perciò i legami familiari, pur rimanendo un elemento cruciale della narrazione, non esercitano una diretta influenza sulle sue scelte. Tuttavia, il loro ruolo si rivela fondamentale nel fornire alla protagonista consigli preziosi per il suo percorso. Nei momenti di difficoltà, è soprattutto Edoardo a sostenere Sara, incoraggiandola ad andare avanti senza timori, nonostante non manchino momenti di tensione e disaccordo tra loro. Anche Paola, sua figlia, contribuisce a tranquillizzarla, offrendole un importante sostegno emotivo.
I media risucchiano Tara, che cambia identità e diventa Sara, e la spingono a fuggire. Di cosa ha paura?
Più che di paura, Sara è pervasa da una profonda rabbia nei confronti dei media nazionali, in particolare verso l’emittente televisiva che ha nuovamente sconvolto la sua esistenza. Il suo intento, realizzando il documentario, era nobile: offrire un servizio utile al pubblico. Tuttavia, l’esito è stato diametralmente opposto. La sua vera angoscia, quindi, non è tanto legata a una personale paura, quanto al timore di essere travisata, di apparire per ciò che non è e, soprattutto, di arrecare danno ad altre vite, inclusa quella dei suoi familiari.