a cura di Cristina Marra – Ogni volume della collana di illustrati diretta da Benjamin Lacombe è la riscoperta di un grande classico della letteratura e la conferma di quanto l’abilità di un disegnatore contemporaneo possa entrare in una storia senza tempo rendendola attuale. L’ultimo nato nella collana pubblicata in Italia da Rizzoli è il Libro della giungla di R. Kipling. L’illustratore è Andrea Serio, autore di fumetti, manifesti, copertine, riviste e dischi, docente e direttore artistico della scuola internazionale di Comics di Torino. Il volume raccoglie le prime tre storie di Mowgli con le traduzioni di testo e poesie di Gianni Padoan e Lidia Conetti.
Andrea c’è tanto nella storia del piccolo Mowgli, dall’integrazione al rapporto con la natura hai scelto per questo di illustrate il capolavoro di Kipling? Questo libro nasce da un invito che ho ricevuto circa due anni fa dal celebre illustratore francese Benjamin Lacombe, che cura la Collezione Classici Illustrati per l’editore Albin Michel.
Mi è stato chiesto di lavorare su un titolo a mia scelta nel panorama dei grandi classici per bambini tra i quali, dopo una serie di lunghe riflessioni, ho optato per uno tra i miei preferiti: “Il libro della giungla” di Rudyard Kipling. Il mio amore per questa storia è nato al cinema, quando ero bambino, grazie al film d’animazione della Disney; lavorando a questo progetto ho avuto modo di approfondire il testo originale, che rivela Kipling come un naturalista esperto, profondamente innamorato dell’India autentica, selvaggia e quasi brutale, quella indissolubilmente legata alla legge della sopravvivenza, ma capace di essere splendida e armoniosa anche nella sua durezza – un equilibrio che solo l’imprevedibilità della presenza umana può incrinare, e rompere.
Quanto rimane attuale questo concetto, purtroppo!
Le illustrazioni a matita e pastello esprimono l’essenzialità che è anche il forte messaggio della storia. Quali sono i colori dominanti che hai scelto?
Sono partito dai gialli, come faccio spesso. Alla base di quasi tutti i miei disegni c’è un giallo ocra molto chiaro, che ottengo diluendo il pastello sulla carta: mi serve per ottenere una base calda su cui sovrapporre tutti gli altri colori, in prevalenza blu e grigi. In questo caso, a maggior ragione, la scelta è stata dettata dall’esigenza di creare la giusta temperatura, che rimandasse al caldo afoso e denso tipico delle regioni in cui si svolge la storia.
Da quale personaggio sei partito? Chi ti è piaciuto disegnare di più? Ho iniziato con lo studio degli animali, un soggetto che raramente mi è capitato di affrontare in passato, e con un trattamento più o meno realistico, per poi cercare una stilizzazione sempre maggiore. Rifacendomi alla visione quasi documentaristica di Kipling, ho voluto restituire quella verità e quella precisione disegnando animali e ambienti verosimili. Inoltre, essendo la prima volta che mi confrontavo con un grande Classico della letteratura per ragazzi, ho ripensato istintivamente agli albi illustrati della mia infanzia, che avevano un’impostazione estetica molto classica, quasi accademica; ho cercato di riprodurre, fondendola con il mio gusto personale, quell’atmosfera che oggi definiremmo “d’altri tempi”. I soggetti che più ho amato disegnare sono le scimmie.
Oltre che illustratore sei anche docente e direttore artistica della scuola internazionale di comics di Torino, che rapporto hanno i giovani col fumetto e il graphic? I giovani che incontro ogni anno a scuola sono molto incuriositi dal mondo del Fumetto, ma ne hanno una visione piuttosto limitata; infatti, la maggior parte di loro ha come principali riferimenti il fumetto giapponese e/o supereroistico americano – complice anche l’influenza cinematografica. E’ bello poter far loro scoprire tutto ciò che c’è stato alla base di questo linguaggio, oltre a tutte le sue declinazioni odierne, che sono innumerevoli e in continua evoluzione.