Stefano ZURLO | Ognuno ha la sua disfatta. Tutti ricorderanno i colletti bianchi di Lehman Brothers che sbaraccavano dopo l’esplosione della bolla finanziaria.
Adesso, più modestamente, tocca a Fli, un partito che il futuro ce l’ha solo nel nome. Escono gli scatoloni dalla sede romana di via Poli, a due passi dalla Camera, e non poteva essere diversamente dopo il terremoto che non arriva da Wall Street ma, più prosaicamente, dalle urne di casa nostra. Il sogno della destra finiana si è spento nelle urne con risultati mortificanti: lo 0,46 per cento, il famoso zerovirgola, e 158mila voti. Fli non c’è più, almeno in Parlamento, non ce l’ha fatta a sopravvivere nella giungla della politica e si è estinto. Con un unico superstite che testimonierà il passato nel prossimo Parlamento: Aldo Di Biagio, eletto, non a caso, in un collegio estero, perché qui da noi per i Bocchino, i Granata e i Briguglio tirava brutta aria e se l’è cavata solo il semi montiano Benedetto Della Vedova.
Così, come annota il sito cadoinpiedi, è subito partita la smobilitazione del personale e delle truppe che reggevano il partitino che voleva farsi partitone. Si fanno le valigie, si mettono nei fatidici scatoloni i ninnoli e i ricordi personali che allietavano le giornata in ufficio, si fa un gran consumo di scotch e pennarelli come in ogni inventario che si rispetti. Forse qualcuno si porta dietro un pizzico di rimpianti, ma ad aleggiare sul miniesodo è una certa dose di preoccupazione. Perché il domani, quello fatto di buste paga e cedolini, è incerto. Lo staff fa sapere che ogni decisione sulla sede è rinviata alla settimana prossima. Intanto, gli sfortunati protagonisti del probabile trasloco verso non si sa dove, cercano di sfruttare gli aspetti piacevoli della situazione. Si sa, nelle vicende italiane c’è sempre un lato comico e così, fra un libro di Fini e una foto dei colonnelli di Fli, ecco che da via Poli escono anche alcune inconfondibili forme di Parmigiano. Non è un miraggio e nemmeno i resti di un fantomatico tesoro, nascosto in qualche cripta. Niente fiction.
I fuggitivi raccontano un’ altra verità, quasi da libro Cuore: «Per aiutare le aziende terremotate – spiega un tizio sui 35 anni – erano state acquistate forme danneggiate dal sisma in Emilia». Non è chiaro come lo stato maggiore di Fli, tutto preso dall’abbraccio con Monti, avesse intenzione di smaltire il formaggio, comprato col portafoglio della solidarietà. I dipendenti hanno rotto gli indugi: «Almeno avremo qualcosa da mettere in tavola, un contentino». Si ipotizza che Fli, spazzato via dalla mano degli elettori, punti a trovare un rifugio più spartano. Certo, si annunciano tempi duri. Scatoloni e foto ricordo, come nel rituale del congedo. E si chiude l’album che racconta un’avventura partita fra squilli di tromba e già prossima, dopo due anni e mezzo scarsi, all’epilogo. Nel suo piccolo, un record.